Ventun’anni

Sono sdraiata sulla spiaggia con la testa che gira in modo vorticoso. Mi sento in aria pur con il suolo fermo e saldo contro la mia schiena. Un piano inclinato che bascula su di un perno. Affondo le mie dita nella sabbia fredda cercando un appiglio sicuro, ma non ne traggo alcun conforto, solo qualche tellina tagliente. Mi giro sul fianco, sentendomi male. Il rumore della musica mi giunge a ondate e la testa mi scoppia. Tristezza di vivere così leggermente i miei ventun’anni, come una bomba ad orologeria, che ogni tanto scoppia a sorpresa. E allora mi ubriaco: per una sera sembra facile annegare nell’alcol, tracannato come acqua. Poi si sta male ed i brutti pensieri risalgono a galla. Piango in silenzio, senza singhiozzi, seguendo ogni lacrima lungo il mio volto. Sono calde, salate, immensamente consolanti. Le onde cominciano a lambire le mie gambe e sogno di essere una cometa che al suo passaggio lascia una scia più grande di sé. E l’acqua mi piace, sembra invitarmi. Mi avvicino e inizio a giocare con il mare, quasi che solo esso mi possa spiegare come vanno le cose. Mi spoglio senza capire e mi tuffo. Da allora faccio parte di tutta la tristezza che solo le onde sono capaci di raccontare e ripetere ogni giorno. Le risposte sono lente a venire. Non so quanto tempo sia passato, non so neanche se nessuno si sia mai accorto di niente.

Roma, 1993

Invito

Voglio le redini
tese,
ti prego, ben stretto il morso.
La paura
è grande.
Pensare:
son sola.
E sentirmi dire:
prendi coraggio, vai.

Il sogno di Pantagruelle

Nel sogno ero bella,
eri bella e Dio mio!
eri magra.
Vestita di rosso,
vitino da vespa
ancheggiavi
vanitosa
guidavi
e andavi felice a ballare
ieri notte
tornavo a ballare
proprio
lì nel mio
sogno con te.

Roma, giugno 2012

Non avere

 

Non avere paura di scrivere,
di stare o di andartene,
di pensare a te.
Di sperare e sorridere,
di sentire gli affetti, gli amici
vicini.
Al sorgere del sole,
consola, sbiadito,
l’inizio del giorno
e incita
a non avere paura.

Roma, 14 giugno 2012

Autoritratto

Un giorno,
mi incontrerò
e sarà
l’incedere affaticato di un gigante di donna;
i crucci
attorcigliati, riccioli
presi e infilati
uno ad uno
in una lunga collana rossa rossa.
Rosario di grande fortuna.

Pescasseroli, 6 agosto 2012

Lettera a mia madre

Non stringere le dita sul mio collo bianco.
A te torno, a te penso.
Penso ai nostri pomeriggi di pace, di silenziosa comprensione,
solidarietà, giochi e racconti di tempi andati.
Siamo figli, siamo frecce, falchi, siamo treni lanciati in corsa.
E siamo specchi con i piedi.
Così ti porto riflessa in me.
Ovunque vada.

Roma, 14 aprile 2013

Il termometro

Pochi
tuoi
gesti
gentili
silenziosi,
appena,
sono bastati
per una mia breve malattia d’amore.
Gran parte del tutto è nel taciuto,
nell’inespresso.

Fregene, 29 aprile 2013

La sofferenza

Talvolta
lo star male
è nascosto in uno sguardo
gioioso.
E le creste dei monti
della piana di Olbia
hanno i denti rotti
contro il sole giallastro.
Promettono che loro, soldati blu,
ti saranno a fianco
immobili, in un abbraccio fermo
e fedele.

Olbia, maggio 2013